Il Silenzio di una Scelta

Mi chiamo Valentina, ho diciassette anni e vivo a Roma. Eppure, nonostante sia la città in cui sono cresciuta, non sono mai riuscita a sentirmi davvero felice qui. C’è un dolore silenzioso che ho custodito dentro di me per anni, fino a diventare parte della mia quotidianità. Adesso, però, sento che è arrivato il momento di parlare. Magari qualcuno ascolterà. Magari qualcuno rifletterà su ciò che fa. E, chissà, forse almeno una madre leggerà queste righe e sceglierà di non ferire sua figlia come è successo a me.

I miei genitori si sono lasciati quando avevo solo dieci anni. Non posso dire che prima fosse tutto perfetto — tra loro c’erano tensioni, discussioni continue, un freddo che si percepiva anche se ero troppo piccola per capirne il motivo. Ma dopo la separazione, tutto è peggiorato. Sembrava che non fossi più una figlia da amare, ma un oggetto da contendersi. Mi spostavano da una casa all’altra come un pacco ingombrante. Con papà la vita era ordinata ma rigida, con mamma c’era più libertà, ma l’atmosfera era sempre più pesante.

L’equilibrio è crollato definitivamente quando nella vita di mia madre è entrato Cristiano. Un uomo più giovane di lei, sconosciuto, che si è subito comportato come il padrone di tutto. All’inizio sembrava gentile, ma ben presto ha mostrato chi era davvero. Non sopportava la mia presenza, né che mamma si prendesse cura di me. Mi considerava un ostacolo, un peso, e lo faceva capire in ogni occasione.

E lei lo assecondava. Ho visto la sua attenzione verso di me affievolirsi giorno dopo giorno. Le sue carezze, le sue parole dolci, il suo sguardo protettivo: tutto svaniva quando lui era nei paraggi. Mi sentivo trasparente, inesistente.

La sera in cui tutto è cambiato per sempre, li ho sentiti litigare con una rabbia così violenta che tremava l’intero appartamento. Sono uscita dalla mia stanza, impaurita, cercando di proteggerla. Ma ho vissuto un incubo: quando ho urlato “Basta!”, la sua mano è arrivata come un fulmine, e sono caduta contro l’armadio. Per un attimo, ho creduto di sparire.

Credevo che mamma mi avrebbe difesa, che avrebbe preso le mie parti, che avrebbe mandato via quell’uomo. Ma non è successo. Quando mi sono rialzata, l’ho guardata negli occhi cercando conforto, e lei mi ha solo detto: “Te la sei cercata”. Poco dopo, mi ha ordinato di andare a vivere con papà.

Ho fatto la valigia in silenzio. Nessuna lacrima, nessun grido. Solo un vuoto dentro. Da allora, non ho più ricevuto una sua telefonata. Nessuna parola, nessun gesto. Ha scelto lui. Ha scelto di lasciarmi andare.

Ora vivo con papà. Fa ciò che può, ma il legame che desideravo con mia madre è andato perso. Non riesco più a vederla come una madre, ma solo come la donna che mi ha messa al mondo e poi mi ha dimenticata. A volte immagino che possa presentarsi, pentita. Ma so che non succederà. Lei ha scelto Cristiano. Ha scelto di non tornare.

Non provo odio. Ma dentro di me è nato un muro che non potrà più essere abbattuto. Forse, un giorno, quando lui troverà qualcun’altra, mamma si ricorderà di me. Ma io non sarò più quella che perdona tutto. Non sarò più la bambina che spera in un suo abbraccio.

A tutti i genitori voglio dire una cosa: non mettete al mondo dei figli se non siete pronti a metterli al primo posto. Se non siete disposti a proteggerli e ad assumerne la responsabilità. Perché noi figli non scegliamo nulla. Non scegliamo voi, né questa vita. Ma se decidete di darcela, non voltateci le spalle. Non sacrificateci per qualcun altro.

Mamma, se mai leggerai queste parole, voglio che tu sappia che sono sopravvissuta. Sono diventata forte. Ma non verrò più a cercarti. Non sono più la tua bambina. Sei soltanto colei che mi ha dato la vita, ma che ha deciso di non farne più parte.

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