Il Parabrezza e la Banconota

Era un martedì ordinario. Dovevo solo fare una spesa veloce: lampadine e risme di carta. Nulla di memorabile. Parcheggiai nel piazzale semivuoto di un centro commerciale alla periferia della città. Il sole stava già declinando, disegnando ombre lunghe e fredde sull’asfalto.

Dopo una ventina di minuti, tornai verso l’auto. Ma c’era qualcosa di strano: una macchia colorata, sul parabrezza, sotto il tergicristallo. Avvicinandomi, vidi che era una banconota da 50 euro. Nuova di zecca, piegata con cura.

Mi guardai intorno. Nessuno nelle vicinanze, a parte un signore anziano che chiudeva il bagagliaio.

Il primo pensiero fu: che scherzo è questo? O forse qualcuno aveva sbagliato macchina. Una parte di me, però, voleva credere fosse un gesto gentile – magari qualcuno aveva trovato quei soldi e pensato che fossero miei.

Mandai una foto alla mia amica Chiara, che lavora nella sicurezza. Una di quelle persone che fiutano i problemi prima ancora che accadano.

Mi richiamò immediatamente.

«Non toccarla.»
«Cosa? È solo una banconota!»
«No, fidati. È una trappola. Ne stanno parlando anche nei briefing: usano banconote finte per attirarti fuori dalla macchina. Appena scendi e abbassi la guardia… ti scippano. O peggio.»

Sentii un nodo stringermi lo stomaco. Feci un passo indietro. Solo allora notai un SUV grigio poco distante. Motore acceso. Un uomo seduto al volante. Immobile.

Il panico fece capolino. Chiamai la polizia, come suggerito da Chiara. Rimasi a distanza, facendo finta di nulla. Dopo qualche minuto, il SUV si mosse lentamente, girò attorno al parcheggio… e sparì.

Quando arrivarono gli agenti, raccolsero la banconota con dei guanti. Era falsa. Una copia quasi perfetta. Mi confermarono che da settimane stavano cercando una banda che usava lo stesso sistema: un finto regalo per attirarti fuori e colpirti.

Poi mi mostrarono qualcosa che mi fece gelare il sangue: lo sportello lato guida era leggermente aperto. Non me ne ero accorto, ma ricordavo bene di averlo chiuso. O forse… credevo di averlo fatto.

Tornai a casa scosso, con la mente che rielaborava ogni dettaglio. Alla fine non mi era successo nulla. Ma bastava un attimo, una piccola curiosità, e la giornata avrebbe potuto finire in modo ben diverso.

Da allora, ogni volta che salgo in macchina, controllo tutto due volte. E se vedo soldi sul parabrezza? Lascio stare. Non è paranoia. È prudenza.

Perché certe trappole sembrano solo fortuna che bussa al vetro.

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