Il segreto nel fienile: La ragazza che nascondeva un mistero

Le notti in campagna erano immerse in un silenzio profondo, quasi ovattato, come se l’oscurità avvolgesse ogni cosa in un abbraccio quieto e protettivo. Ma per Fëdor, quel silenzio era solo apparenza.

Ogni sera, la giovane Katja, la ragazzina della casa accanto, usciva di nascosto, leggera e rapida come un’ombra. Sempre con un piccolo fagotto sotto braccio, si dirigeva verso il fienile in fondo all’orto, senza mai deviare dal percorso. Fëdor, dal suo posto alla finestra, la seguiva con lo sguardo, incuriosito e un po’ inquieto.

Conosceva bene la sua famiglia: una madre riservata, un nonno ormai molto anziano e Katja, che a dodici anni sembrava già sapere troppo del mondo. Non avevano bestiame a cui badare, tranne qualche gallina. Eppure, la bambina sembrava svolgere ogni notte un misterioso rituale.

All’inizio Fëdor pensò che si trattasse solo di giochi, qualche tesoro segreto nascosto tra il fieno. Ma con il passare dei giorni, capì che c’era qualcosa di più profondo dietro quei movimenti furtivi.

Una sera, il cielo era particolarmente nero e l’aria immobile. Fëdor non resistette più alla tentazione. Si mise vicino alla finestra, scrutando l’oscurità. Quando vide Katja uscire, raccolse la sua giacca e sgattaiolò fuori, silenzioso come un gatto.

La seguì a distanza, muovendosi tra le ombre degli alberi. La ragazza camminava con passo attento, tenendo stretto il suo sacchetto di stoffa come se contenesse qualcosa di fragile. Arrivò al fienile e aprì la porta con cautela. Un profumo tenue di cibo caldo si diffuse nell’aria.

Fëdor si avvicinò piano e spiò attraverso una fessura nel legno. All’interno, nella penombra del fienile, vide qualcosa che lo lasciò senza parole: un ragazzo, emaciato e pallido, seduto su un vecchio materasso.

«Grazie, Katja… è delizioso,» disse il ragazzo con voce fievole.

Fëdor rimase immobile. Non era un animale quello che la ragazza nascondeva, ma una persona. Un ragazzo. E lei gli portava da mangiare, ogni notte.

Katja si chinò vicino a lui, con una premura quasi materna. «Mangia finché è caldo,» mormorò.

Il giorno dopo, tormentato dalla curiosità, Fëdor trovò il coraggio di affrontarla. La fermò con uno sguardo serio.

«Katja… perché vai sempre al fienile di notte?»

Lei abbassò lo sguardo, incerta, poi confessò: «Porto del cibo a un ragazzo. Si chiama Vanja. È scappato dall’orfanotrofio.»

Fëdor la fissò, sorpreso. «E perché lo nascondi lì?»

«Non aveva nessuno. I suoi genitori lo hanno lasciato, e lui è scappato. Non potevo lasciarlo solo…»

Il cuore di Fëdor si ammorbidì. «Hai fatto una cosa buona,» disse. «Ma ora non puoi portare avanti tutto da sola. Parliamone con lui.»

Quella sera lo accompagnò al fienile. Vanja, seduto in un angolo, sembrava spaventato alla vista di un estraneo.

«Tranquillo,» disse Fëdor con un sorriso gentile. «Non sono qui per farti del male.»

Il ragazzo lo fissò, incerto. Ma Fëdor continuò: «C’è una vecchia casa abbandonata nel villaggio. Se vuoi, puoi andarci. È poco più di un rudere, ma possiamo sistemarla.»

«E cosa dovrei fare in cambio?» chiese Vanja, con voce prudente.

«Aiutare,» rispose Fëdor. «Lavorerai nel villaggio. Aiuterai nei campi, darai una mano agli anziani. In cambio, avrai un tetto e del cibo.»

Dopo un attimo di esitazione, Vanja accettò con un cenno.

Da quel giorno, la sua vita cambiò. Si trasferì nella vecchia casa e, poco a poco, la sistemò. Aiutava chiunque avesse bisogno, senza mai lamentarsi. Col tempo, la gente iniziò a volergli bene.

Fëdor osservava tutto con discrezione, sentendo una fiera soddisfazione crescere dentro di sé. Aveva fatto la cosa giusta. E Katja, con il suo gesto silenzioso, aveva cambiato un destino.

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